Settimana scorsa, precisamente giovedì, organizziamo la festa di Natale in ufficio.
L’amico segreto lo scarteremo più avanti in ufficio, ma il regalo più grande ce l’ha fatto un collega, che ha deciso di non esserci per un buon motivo: Benvenuto Pablo!
Chi mi conosce lo sa, non amo i posti affollati, dove la gente invade il tuo spazio vitale e il servizio perde anche rispetto alla qualità.
Oramai ho una certa e mi accetto per quello che sopporto, o non sopporto più.
Bellissima serata comunque.
Ma torniamo alla festa.
Al primo brindisi chiedo: con una parola, cosa vi aspettate da questo 2020?
La risposta generale è stata: con una sola parola????
Si. Esatto. Con una sola parola.
Il primo: “cose belle.” Vabbè, lasciamo stare che qui abbiamo problemi anche di comprensione. Era una parola.
Altri mi hanno detto: “la prima cosa che mi è venuta in mente, pare brutto!” e hanno ripiegato su concetti di bene generale: tipo felicità.
Solo una persona mi ha risposto senza esitare. Una casa.
I restanti hanno proprio ammesso che con una sola parola era proprio impossibile.
E mi sono chiesta: ma davvero è così difficile volere una cosa più delle altre?
Ci si ferma mai a pensare dove si vuole andare? Quali sono i nostri obiettivi? I nostri desideri?
Forse per me è più semplice perché mi fermo spesso ad analizzare la mia vita, a darmi degli obiettivi e delle priorità. Perché tutto non può essere importante e urgente allo stesso tempo.
Ma mi chiedo: almeno una cosa? Così d’impulso? Non viene?
E poi capisco che probabilmente chiederne una sola, se ti danno la possibilità di sceglierne una sola, hai come la sensazione di giocarti la lotteria.
Dici quella sbagliata, ed è tutto finito.
Dimenticavo, sono lo pseudo capo, pseudo perché mi sento in questo periodo più una segretaria che un capo, e capisco anche la difficoltà di esprimere ad alta voce un desiderio nei miei confronti, ma di una cosa sono certa, quella sera, questa domanda è rimasta nella testa di tutti.
Allora rifaccio a tutti la stessa domanda: cosa vi aspettate da questo 2020?
Vi racconto una tradizione di famiglia: lo Spirito del Natale.
La leggenda narra che lo spirito del Natale scende, poco dopo la mezzanotte, del 21 dicembre, per donare beni, pace e amore agli uomini di buona volontà.Direte: Eccolallà. E in effetti… ‘Sta buona volontà chi la decide?!?!?
Il 21 dicembre sera coincide con il solstizio d’inverno, data che segna il giorno dell’anno con la notte più lunga. Da quel giorno le giornate iniziano ad allungarsi di nuovo.
Il rito prosegue dicendo che la gente per accogliere lo spirito del Natale, il giorno prima pulisce bene la casa per liberarla dalle energie negative e la riempiono di aromi e colori per accoglierlo in maniera adeguata: l’oro, il rosso, le luci, le arance, la cannella e il mandarino.
Per questo motivo, bisognerebbe accoglierlo con le persone care in un ambiente sereno e circondato dagli amici più cari, lasciando la vigilia e il Natale alla famiglia.
In effetti, tutto torna. 🙂
Si, lo so, figli e’ nadrocchia!
E soprattutto pare facile di giovedì!!! Prima delle vacanze di Natale, e con tutte le chiusure!!!
Ma infatti è una leggenda!!!!!!
Però fa al caso mio.
Anzi nostro.
Perché il 20 sera, qualsiasi giorno della settimana esso sia, quando tornate a casa:
- accendete un profumo qualsiasi: candela, incenso, tisana, c++++ (va bene anche quella)
- Prendete un foglio di carta e senza imposizioni e senza fretta iniziate a scrivere cosa vi aspettate, cosa desiderate, cosa credete di volere veramente su un foglio di carta. Una riga alla volta. Dalle cose più banali (e magari sono proprio quelle che non avete il coraggio di dire ad alta voce, a quelle più importanti che vi sembrano irraggiungibili
- Una volta finito piegate il foglio e mettetelo li, dove lo spirito del Natale possa trovarlo. Nell’albero, nel presepe, sopra al caminetto, nella calza. Ecco nel caminetto acceso no.
- La mattina dopo, con un bel caffè in mano riaprite il foglio, rileggete quello che avete scritto e tagliate ogni singolo desiderio, obiettivo o bisogno in striscioline e ripiegatele su se stesse.
- Il tutto finisce in una scatolina che verrà riaperta il 21 mattina a colazione del prossimo anno.
Bisognerebbe sedersi e riflettere su cosa si è dato e ricevuto, e cosa si voglia ricevere e dare per i prossimi 365 giorni.
Io questa tradizione la porto avanti da quando ho circa 10 anni e ogni 20 sera prima di andare a dormire prendo un foglio di carta e scrivo tutti i miei desideri, sia nel dare che nel ricevere.
Da piccola erano molto materiali, ora sono sempre più obiettivi.
Quasi sempre.
Li rileggo attentamente e poi il foglio di carta e lo metto dentro l’albero.
Purtroppo da quando ho i gatti lo nascondo dentro il presepe con la speranza che il giorno dopo non lo ritrovi in mille coriandoli.
E vado a dormire.
La mattina dopo, a colazione riprendo la scatolina dove ho riposto i desideri dell’anno precedente.
Ecco quest’azione non ha poche difficoltà, visto che non mi ricordo quasi mai dove l’ho messa, e i settordici milioni di traslochi non aiutano, ma alla fine la ritrovo sempre.
La apro e srotolo ogni singolo desiderio.
Rimarrete stupiti di quanto, anno dopo anno, i desideri cambino.
365, a volte 366, sono tanti e si cambia tanto.
Spesso perché si vuole, spesso perché devi.
Ah, dimenticavo, qui non si accettano buonismi del tipo: “ma non ho niente da chiedere!”
Bisogna sempre avere degli obiettivi, una direzione e dei sogni.
Altrimenti, si muore.
La vita mi ha insegnato a vivere il “qui e ora”, quindi non rispondo che non ho niente da chiedere ma che mi auguro, momento per momento, di viverla questa vita.
Già.
Io passato ti trattiene e il futuro crea aspettative.
Vivere il momento è la cosa più sensata e soddisfacente.
Buon anno venturo!
Buone feste 🎅