Esattamente gli stessi errori.
Vedere come inconsapevolmente rifaccio esattamente quello che mi ha fatto essere infelice.
Nel lavoro, nell’amore, con la famiglia, nella vita.
Mi si blocca il respiro.
Mi viene il magone.
Rimango paralizzata.
La mia prima reazione è razionalmente non farlo più.
Incasellare quella questione in un cassetto con su’ scritto:“Questo mi ha già fatto del male.”
E invece….
Ho scoperto però, che proprio per quello che abbiamo vissuto, per quello che abbiamo sofferto, non siamo più gli stessi, e forse, quelle cose, potrebbero essere quelle giuste al momento giusto finalmente.
Invece, la mia paura più grande, è di non dare una seconda opportunità, agli altri, ma soprattutto a me stessa.
Vi ricordate i tre capi saldi della mia scelta?
Personale, carriera, economico.
Beh, forse anche mah, e a volte anche boh.
Quando ho premuto invia, dopo il punto e a capo, volevo veramente cambiare vita.
Volevo rimettere in asse le mie priorità.
Ho parlato di tanti progetti belli, di tante idee da sviluppare, qualche sogno nel cassetto.
Però ve lo avevo detto, mi piace il mio lavoro, mi viene facile.
Ed eccomi di nuovo al punto di partenza.
La carriera.
La situazione era cambiata.
Presente e passato si sovrapponevano nella mia testa.
Lo scenario era tutto nuovo, ma nella mia testa partivo esattamente da dove avevo interrotto.
Va da se che questo non poteva essere.
Quando passi tanti anni nella stessa azienda, ti crei una storia, di professionalità, di fiducia, di stima. Poi si ricomincia, e in qualche modo tutto questo (quello) lo devi riconquistare, ma dentro la tua testa tutto questo c’è già, e per ottenere questo hai dovuto fare tutto quello che invece ti ha portato a mollare.
E quindi ecco che ricominciano le rinunce, lo stress, il dare il massimo a costo di riprenderti quel posto che ti spetta.
E questo fa paura.
Perché poi le persone nel lavoro, non sono delle belle persone, almeno non tutte.
E parlo soprattutto delle donne che non sentendosi mai all’altezza cercano di distruggerti, di umiliarti, di annullarti. Fanno mobbing, bossinge qualunque cosa possa farle sentire più importanti e in vista.
Si.
Ce ne sono molte purtroppo e io le ho incontrate. Tutte.
Il bello delle brutte esperienze è cheuna volta fatte, sai come sono e le riconosci.
Devi metterti in gioco, imparare dalle brutte esperienze e capire come difenderti.
Impari a mettere le persone al loro posto.
Sedute, infondo.
Non c’è bisogno di urlare, di arrabbiarsi, di insultare. Se sei sicura di te e riconosci la situazione, queste persone si rendono ridicole da sole.
Magari resteranno comunque in piedi, ma non ti toccheranno più.
Ora sono veramente tornata al punto di partenza, ma sono una nuova me.
E sorrido.
La famiglia non scherza, e ci si mette d’impegno.
La mia famiglia è complessa.
Ero lontana.
Mi mancava, ma la complessità era attutita dalla distanza.
Torni, anche per loro, e ti ripiomba tutto addosso.
Ti fai coinvolgere dai maccanismi che hai evitato perché non ti facevano bene.
Però capisci che non eri tu il problema.
Non eri tu l’assenza.
Non eri tu che hai mollato.
E arriva la notizia di una piccola fagiolina (mia nipote, la foto) che rimette tutte le priorità in ordine.
Ognuno di noi capisce per cosa si deve lottare, per esserci, per dare l’esempio.
Per essere felici.
Io iniziai il mio percorso psicologico, proprio perché volevo essere una buona mamma.
Per ora sono un “capo” e cerco di essere un buon esempio, e poi sarò una buona “zia”, raccontandole tutte le brutte cose che ho vissuto, quelle belle e quelle per cui non puoi fare proprio niente.
E forse poi, prima o poi, sarò una buona mamma.
L’amore.
Ecco. Anche qui le cose si scaldano.
Ho amato. Cazzo se ho amato.
Ho sofferto, cazzo se ho sofferto, tanto da spezzarmi il cuore.
E come fai a consegnare questo cuore spezzato nelle mani di uno sconosciuto?
Ci avevi messo una pietra sopra.
Ci avevi provato, avevi amato e poi con le crepe avevi imparato ad amare te stessa.
Ed è questa la carta vincente.
Amare così tanto in modo sbagliato per capire qual è l’amore giusto.
O almeno per il quale vale la pena di lottare e riprovarci.
E non credete che non sia ricaduta negli stessi errori.
Le lacrime, le bugie, la sfiducia.
Però saper stare da sole, aver imparato a stare da solee capire che stare da sole non fa paura,vuol dire che adesso scegli con chi stare.
E se quella persona non sceglie te è meglio per entrambi.
Vorrei concludere questo post con una poesia che mi ha sempre colpito perché è questo che si trova nei miei post.
Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive.
Non innamorarti di una donna colta,
maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l’amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più,
di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose),
o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro
o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando t’innamori di una donna del genere,
che rimanga con te oppure no, che ti ami o no,
da una donna così, non si torna indietro.
Mai.
Martha Rivera Garrido, poetessa dominicana.