Avete presente quella sensazione in cui sai che non hai detto tutto e le mani pizzicano perché hai un bisogno che parte dal centro dello sterno e si dirama fino alle mani, perché devi per forza dire tutto quello che pensi?
Ti guardi allo specchio, ti guardi da fuori, scrivi le parole su un foglio di carta, lo scrivi al computer, e ti dici che quella persona deve sapere, sennò altrimenti che amico saresti!
Balle!
Vi svelo un segreto.
Non lo fate per l’altro, lo fate per voi.
Parlando con un’amica, mi racconta che ha smesso di uscire con un gruppetto di colleghe perché non condivideva più il loro modo di divertirsi.
Ci sta, si cresce e si cambia.
Fino a che non mi strabuzzano gli occhi, perché:
“Qualcuno deve pur dirgli che sembrano delle zoccole, che elemosinano l’attenzione in giro! Non sei d’accordo? Sennò che amica sarei!”
Ecco, no.
Sono convinta che uno debba dire quello che pensa solo se richiesto o necessario.
Per il bene dell’altro.
Sarò impopolare, ma è quello che credo e cerco di fare.
Poi c’è stata quella volta che un’amica mi ha detto che aveva letto un messaggio in cui uno diceva una cosa a qualcuno che aveva forse a che vedere con la stessa cosa che l’amica le aveva detto quella sera davanti ad un bicchiere di vino e che aveva chiesto di non dire a nessuno, e quindi:
“Che faccio glielo dico?”
“Cambierebbe qualcosa in quello che vi siete dette? Ti ha parlato col cuore? Che cambia se ne ha parlato con qualcun altro?”
“Niente, ma devo dirglielo che lo so!”
“E questo il bello dei segreti, che come le avversità adorano la compagnia.”
Ecco.
Lo fate per voi, non per il risultato.
In entrambi i casi, non state lasciando libero l’altro, e non lo fate per lui o per lei, ma per voi.
Perché vi prudono le mani.
Altra storia è quando si parla di sentimenti.
Da poco, durante il trasloco ho tirato fuori i miei diari con un filo di commozione e nostalgia.
Tante parole. Anzi paroloni!
Tanti sentimenti. Forse troppi.
Scritti mai letti da nessuno.
Credo scrivessi più nella speranza che l’altro leggesse le mie parole, più che per me.
Come se tutte quelle persone di cui parlavo, entrando nella mia camera, potessero rubare i miei diari entrando nei miei pensieri più liberi, e che in qualche modo mi sollevassero dal quel brutto compito di dirle io.
Ve l’ho detto che sono codarda quando le situazioni riguardano i miei sentimenti.
Alla fine, credo, tutte quelle parole nei miei diari, sono servite più a permettermi di vedere le mie emozioni da lontano, come un racconto di un estraneo da poter analizzare freddamente, che per altro.
Quando si prova qualcosa per qualcuno, ma dall’altra parte non si ha una reazione ben definita, si tende a voler spiegare, a “dire la verità”, perché altrimenti quel prurito alle mani non passa.
E sia mai si perda quel treno.
Cuccioli.
Dire la verità, tutto quello che si pensa, viene spesso fuori quando due persone non la vedono allo stesso modo, quando uno deve convincere l’altro a vederla nello stesso modo.
Altrimenti senno che amici sareste?
Insomma, avete bisogno di dimostrare di avere ragione.
E se avete letto le tre cose che proprio non sopporto, è quella che io non tollero proprio.
Chi ve l’ha detto che quello che è buono per voi, è buono per noi? Se abbiamo chiesto un’opinione, un consiglio, ben venga, ma se vi prudono le mani, anche meno, ma molto molto meno.
In ogni caso, non ci preoccupiamo mai della reazione dell’altro e di quello che potrebbe provare.
L’importante ed essere coerenti con se stessi e dire quindi come la pensiamo.
Ma siamo davvero così coerenti?
Vogliamo davvero vedere felici le persone a cui vogliamo bene?
Vogliamo essere felici noi, per loro, perché abbiamo fatto la scelta giusta?
A me piace essere felice, non aver ragione.
Vi faccio l’esempio che faccio sempre quando mi capita di trovarmi in situazioni in cui mi chiedono: ma lo devo dire?
Prendete un foglio di carta bianco, accartocciatelo e fatene una pallina.
Ora provatelo a stendere.
Come lo vedete?
Ve lo dico io, stropicciato.
Così rimane la persona a cui avete detto la verità a tutti i costi, stropicciata.
Purtroppo non tornerà mai come prima.
Che sia nel bene o nel male.
Prima di dire la verità a qualcuno, prendi quel foglio di carta e stropiccialo, e cerca di capire se quello è l’unico modo per farlo stare meglio.
Il cuore di una persona è come quel foglio di carta, una volta che l’hai trattato male, una volta che l’hai ferito, è difficile far tornare tutto come prima.
E’ vero, a volte si ha bisogno di stropicciare un po’ le persone, ma occhio a farlo per i motivi giusti.
Invece, tanta stima per chi la verità se la tiene per se quando non serve dirla, perché amare, spesso, significa preferire la felicità dell’altro alla propria.
E il silenzio fa parte di questo.
Quindi prima di dire la verità chiediti: “lo faccio per me o per l’altro?”
Siate felici, che di aver ragione lo si dimostra con i fatti, non con le parole.
“Quel prurito alle mani che non passa”, hai reso perfettamente l’idea della sensazione che si prova. Condivido appieno le tue parole e soprattutto, anche a me “piace essere felice, non avere ragione”.
Mi piace che le mie parole rendano…. 😃