Vi dico la mia, sulla violenza.
L’ho sempre fiutata.
La violenza è il risultato di tanta insicurezza, di tanta paura, di tanta impotenza, di non avere più il controllo su qualcosa o qualcuno.
Pensate di essere immuni dalla violenza? Si parlo con voi.
Nello stesso istante in cui realizzi che non hai più il potere di far si che le cose vadano come vuoi tu, scatta la rabbia.
Se ci pensate, ci capita spesso a tutti.
In quello stesso istante abbiamo bisogno di sfogarci in un modo qualunque.
Il problema è quando questa rabbia sfocia nella violenza.
La violenza è l’ultimo step della rabbia.
Quella verbale è la prima.
Quella fisica quella subito dopo.
Inutile stare qui a fare esempi stupidi di bullismo, di stalking, di bossing, di mobbing, di maltrattamento sui bambini, violenze di genere, sugli animali, omicidi.
Fin troppe ne vediamo e ne sentiamo.
Vi parlo della negazione, perché queste cose non possono accadere a casa nostra.
Vi parlo della vergogna, che si prova se si dovesse venire a sapere.
Vi parlo del non riconoscerla, perché nessuno te l’ha insegnato.
Vi parlo della paura, che provi per le persone a cui vuoi bene e non riesci ad aiutare.
Vi parlo del terrore, che ti fa tacere.
Vi parlo di chi la violenza la conosce, la legge negli occhi del violentatore e in quelli del violentato.
Facile dire, educate i vostri figli a rispettare il prossimo quando tutta questa violenza la respirano ogni singolo, santo, giorno.
Diventa normale.
Loro sono delle piccole spugne, e penseranno che la violenza sia consuetudine.
Però è vero, combattere la violenza parte dall’educazione e non solo dei bambini.
E quindi…
Rispettiamo l’altro, nei gusti, nelle scelte, nelle opinioni.
Ascoltiamo l’altro, magari c’è una richiesta di aiuto soffocato da un sorriso.
Spieghiamo che non c’è niente di sbagliato nel sentirsi in difficoltà, non abbastanza, in difetto.
Educhiamo a parlare, a raccontare, a denunciare, non c’è vergogna in questo, ma tanto coraggio.
Facciamola notare, quando un episodio violento succede è necessario far capire che è sbagliato, e cos’è pericoloso.
Insegniamo a fiutarla la violenza.
Io partirei da noi
Ripartirei da noi.
Perché la nostra libertà finisce esattamente dove comincia quella di chi ti sta difronte.
Sempre.
E questo si, fuori il coraggio per prendere a calci nel sedere chi ancora si permette di credere di aver anche il minimo diritto di farci sentire meno, sbagliate o inadatte.
Scegliete un tacco 12, una scarpa da ginnastica, una ballerina.
Io oggi, nel 2017, scelgo i pattini.