Sono giorni che mi sveglio con una canzone in testa che si chiama Bola de Sabao.
Adoro.
Mette tanta allegria.
Se cerco la parola ovviamente appaiono tutte bolle di sapone, ma visto che qui mi chiedono di cercare una sola parola ho inserito: bola.
Quindi parliamo di calcio.
Sono romanista.
Mi piace il calcio, e ci capisco anche qb.
Vi racconto come me ne sono innamorata.
Ricordo come fosse ieri.
Avevo fatto per la prima volta una scelta radicale. Mollare tutto. Trasferirmi.
Ce ne saranno altre di scelte simili, ma arrivai a Roma ed ero piccola, 16 anni.
Ho pianto tutto il volo che questa volta era di sola andata.
Ho pianto non tanto perché fossi triste ma perché avevo paura.
Una paura fottuta di aver fatto una scelta sbagliata di aver scombinato la vita di tutti quanti, mia madre, mio padre, le mie sorelline, e che alla fine non ce l’avrei fatta.
Poi successero due cose che alleviarono un po’ quel senso di “ma che cazzo hai fatto?!”.
La prima, il concerto di Jovanotti (ancora recintato nella curva sud) e la seconda, la mia prima partita, Roma -Juve.
1995.
Entrare nello stadio, i colori, i cori… un’emozione inspiegabile.
E poi piano piano, tutte le partite in Montemario, fino a portarmi a casa un pezzettino di prato nel 2001.
E soffrire, e ridere, e piangere.
E scandire i lunedì di gioia e di frustrazione. Perché c’era di più. Fino ad oggi, e poi ancora.
Capitano, tu non ci sarai più in campo, ma noi continueremo a tifare, a soffrire, a ridere e a piangere.
Forza magica sempre.
Un pensiero riguardo “Day 25: Cerchiamo una parola su google e parlerò dell’undicesima immagine”