Un golpe può fallire, ma non vuol dire né che è finita, né che sia un bene.

Era il 4 febbraio 1992. Alcune cose le ricordo come se fosse ieri. Altre le ricordo sbiadite.

Ricordo che era un martedì mattina presto. Ricordo che era martedì perché la sera prima avevo studiato fino a tardi per un esame.

Prendevo l’autobus all’angolo. Di quelli gialli di latta stile americano.

Lo prendevo sempre alla stessa ora. Molto presto.
Mia nonna mi ferma sulla porta e mi urla: “ma dove vai?!”


Allora vivevo con mia nonna materna. Mia madre con mia sorella vivevano al mare.
Anche un po’ arrabbiata risposi: “dove vuoi che vada! A scuola! Ho un esame! Rischio di perdere il bus!”

E cominciarono gli spari.

A otto isolati da casa mia avevano preso la seconda televisione di stato e stavano andando in onda dichiarando il golpe.
Chavez.
Il golpe falli. I militari di alto rango hanno fatto marcia indietro e lui finì in carcere.

Dieci anni dopo, nel 2002 ci riprovò.

Questa volta ci riuscì. Il Venezuela non è mai stato più lo stesso.
Nel 2002 non cero più. Ero in Italia. Un paese che è diventato il mio presente.
Ma quella casa da dove uscivo tutti i giorni per andare a scuola a prendere il mio bus giallo di latta, non c’è più. Ce l’hanno, diciamo, “comprata”.

La mia famiglia è sparsa per il mondo.

Usa. Perù. Spagna.

Il Venezuela nel 2016 é ancora sotto scacco. E non si può parlare superficialmente di guerra civile.

Ricordate sempre che guerra civile é quando il popolo é armato. Non quando scende in piazza per i propri diritti.

Il Diritto di vivere.

Un golpe può fallire, ma non vuol dire né che è finita, né che sia un bene.

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